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Che cos’è l’arteterapia

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IMMAGINARIO

EMOZIONI

Racconto

CORPO

 

«Se potessi esprimerlo a parole non ci sarebbe nessuna ragione per dipingerlo»
Edward Hopper


 

 

Nella dimensione di trasformazione della materia in comunicazione simbolica, l’arte accompagna la storia dell’umanità fin dalle sue origini. Sciamanesimo, estetica, antropologia e storia dell’arte testimoniano le molte forme in cui l’arte, la “sintesi magica” descritta da Silvano Arieti, affascina l’uomo ancora oggi.

Durante il Novecento, soprattutto in seguito alla nascita della psicoanalisi, quando con Freud e Jung l’opera d’arte è concepita come espressione dell’inconscio e come un derivato degli istinti di base, molti sono stati i pionieri che hanno utilizzato l’arte e il fare arte in una relazione d’aiuto: Adam Hill, Hans Prinzhorn, Margaret Naumburg, Edith Kramer, Anne Denner, solo per citare i principali precursori dell’arte come terapia.  

L’arteterapia ha sviluppato una metodologia che usa i materiali, le tecniche e i criteri di decodifica dell’arte grafico, plastica, pittorica e dei nuovi media (collage, fotografia, video, graphic novel, fiber art, etc.) con finalità preventive, riabilitative e terapeutiche. Linea, forma, colore, spazio, volume diventano parola; l’immagine, sia essa pittura, disegno, scultura, fumetto, fotografia, diventa comunicazione e luogo di relazione. L’arteterapeuta nel prodotto artistico non cerca un’interpretazione psicologica, né persegue solo un risultato estetico, bensì utilizza la «decodifica del linguaggio artistico come specchio delle vicende interne e relazionali dell’utente.» (De Gregorio, 2005).

Con le sue immagini la persona che intraprende un percorso terapeutico può raccontare dell’idea di sé, nella propria visione del mondo, del proprio immaginario, narrare la propria storia, il proprio disagio esistenziale, la fatica di vedere futuro e può elaborare possibili soluzioni.

Ogni persona può accedere alle proprie risorse creative e attraverso i materiali e le tecniche sperimentare il potenziale trasformativo dell’arte. Allo stesso tempo l’arteterapia non si basa «esclusivamente sulla creatività della persona bensì sulla comunicazione, pertanto non si lavora sulla spontaneità creativa, si lavora invece su un sistema di comunicazione basato sulla visione, del quale poi ci si avvale» (Bellini, Morra, Pischedda, 2010, p.24).

Perché si instauri una relazione terapeutica infatti sono «due i principi che ogni arteterapeuta dovrebbe tenere ben presenti:

1) per avere comunicazione, e quindi terapia, deve esserci una relazione tra due soggetti e non esiste nessuna tecnica rieducativa o terapeutica che possa esimersi dal farsi carico di tale relazione, anche se essa può avvenire tramite mediatori diversi (gesto, suono, elaborato artistico, parola);

2) è essenziale che le due persone condividano il codice in cui viene, o verrà, trasmesso il messaggio; anzi è tale codice a improntare il messaggio stesso, il che equivale a dire che gli elementi necessari ad una comunicazione sono non solo “un trasmettitore” e “un ricevente”, ma anche una struttura formale, un codice condiviso» (Giordano, 1999, p.17)

L’arteterapia si rivolge ad ogni persona che abbia la voglia di utilizzare l’arte per comunicare, fare un viaggio introspettivo dentro se stesso, conoscere meglio il proprio funzionamento e le proprie criticità. Non è necessario avere doti artistiche e speciali abilità manuali: chiunque può provare il piacere nello sperimentare i materiali, la meraviglia nel dare forma concreta ai propri pensieri, la gratificazione nel trasferire in un oggetto un messaggio.

Sono numerosi gli ambiti in cui l’arteterapia si è dimostrata efficace, a livello preventivo, riabilitativo e terapeutico, per ognuna con modalità specifiche: bambini, ragazzi, adulti, anziani, persone con disabilità fisiche e cognitive, con disagio psichico, con dipendenze, con disturbi alimentari, detenuti, ma anche qualsiasi persona che voglia intraprendere un percorso di conoscenza di sé e di benessere.

In più di cinquant’anni di storia di questa disciplina, la casistica e le prassi sono state ampiamente analizzate e teorizzate. Resta sempre irrinunciabile il principio dell’unicità di ogni essere umano e la volontà di costruire ogni relazione terapeutica non sulla base di categorie e classificazioni nosologiche, ma di una conoscenza approfondita della persona, senza preconcetti.

La Scuola di specializzazione ArTeA, presso cui mi sono formata e con cui continuo a collaborare in qualità di docente, è una delle più importanti scuole di formazione di arteterapia in Italia. Ha alla base il Modello polisegnico messo a punto da Achille De Gregorio, un metodo di decodifica del manufatto artistico, secondo cui l’arte «non è un fenomeno unico ed irripetibile del quale non si riesce a cogliere razionalmente l’essenza, ma un oggetto strutturato di cui si può comprendere il meccanismo di funzionamento interno, accettare in altre parole che l’arte abbia lo stesso statuto, regole e “grammatica” del linguaggio» (De Gregorio, 2000). «Linea, colore, forma, luce ed ombra, spazio si combineranno insieme seguendo di regole di ritmo, peso, equilibrio, simmetria, movimento per trovare un significato» (ivi, 2000), in una comunicazione simbolica. Nella pratica, il lavoro dell’arteterapeuta ArTeA è supportato dalla Cartella di arteterapia, uno strumento di monitoraggio dei percorsi, che ne garantisce i parametri di correttezza, efficacia e riservatezza.

Il Modello polisegnico è utilizzabile nell’atelier arteterapeutico per diverse funzioni.

Psicologi, psichiatri e medici con una formazione in arteterapia possono usarlo come strumento all’interno dei propri percorsi terapeutici.

Educatori, pedagogisti, insegnanti, sociologi con una formazione in arteterapia possono usarlo in percorsi socio-educativi e nella promozione del benessere o terapeutici se intesi come integrazione ad una terapia medica.

In generale l’arteterapeuta si propone tra le professioni d’aiuto che contribuiscono, a diversi livelli e con differenti specificità, a promuovere la qualità della vita.

 

Bibliografia

 

Arieti S. (1979), Creatività. La sintesi magica, Il Pensiero Scientifico, Roma

Arnheim R. (1984), Arte e percezione visiva, Feltrinelli, Milano

Bellini T., Morra P., Pischedda L. (2010), Arteterapia in psichiatria. Il cambiamento e lo psicotico cronico, ArTeA, Milano

Brivio L. (2014), L’arteterapia e la diversa-abilità, ArTeA, Milano

Cottini L. (2003), Bambini, adulti, anziani e ritardo mentale, Vannini, Brescia

De Gregorio A. (2000), Il Modello Polisegnico, in Palazzi C., Taverna A. (a cura di), Arti Terapie: i fondamenti teorici, Tirrenia Stampatori, Torino

De Gregorio A., Leuratti A., Cattaneo P., Durante M., Battistella A., Trevisiol G. (2005), Riabilitare con l’arteterapia, Franco Angeli, Milano

Dolto F. (2001), L’immagine inconscia del corpo, Bompiani, Milano

Giordano E. (1999), Fare arteterapia, Cosmopolis, Torino

Gombrich E.H. (1967), Freud e la psicologia dell’arte. Stile, forma e struttura alla luce della psicoanalisi, Nuovo Politecnico 14, Einaudi, Torino, 9ª edizione 1982

Gui L. (2014), Le sfide teoriche del servizio sociale. I fondamenti scientifici di una disciplina, Carrocci, Roma

Molteni R. (2007), L’arteterapia, Xenia, Milano

Winnicot D.W. (1974), Gioco e realtà, Armando Editori

 

www.arteterapia.it

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